Stampa

Cibo e territorio

Submit to FacebookSubmit to Google PlusSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

 

Globalizzazione dei mercati e identità locale

Di Michela Schillaci

in “Economia e internazionalizzazione” (a cura di) Antonio Purpura e Massimo Paoli, Franco Angeli, Milano, 2006

Alle tendenze di fondo del mercato agroalimentare di massa si va sempre più contrapponendo la ricerca di una ‘’ricomposizione’’ tra cibo e territorio, tra produzione locale e cultura locale, tra qualità del prodotto, qualità del territorio e qualità complessiva del sistema ambientale.

È una tendenza in graduale e continuo sviluppo, che dà un ‘’senso’’ al cibo che consumiamo, alla sua provenienza territoriale, alla sua collocazione storico-culturale e ambientale, in linea con quanto affermava l’antropologo francese Lèvy-Strauss ‘’l’uomo è un animale che si ciba di carne, di vegetali e di immaginario’’.

La ricca e vasta tradizione enogastronomica italiana attrae ogni anno milioni di turisti sul territorio nazionale alla ricerca dei più importanti valori e significati dello stile di vita italiano: qualità, tradizione, buon gusto, ricercatezza, che si trovano nel territorio, nella sua gente e nella terra.

Valorizzare e rendere competitivo un territorio vuol dire farne emergere le eccellenze che gli sono proprie; per questo la promozione del sistema agroalimentare nazionale deve collegarsi agli altri settori eccellenti della nostra cultura, e cioè all’arte, ai beni culturali, alla musica, al cinema, alla letteratura, ai nostri splendidi paesaggi e alle città d’arte che tutto il mondo ci invidia.

Un’alleanza tra queste risorse e una strategica combinazione degli interventi consentirebbe la creazione di effetti moltiplicatori tra i diversi settori economici e un efficace impatto competitivo sul mercato.

Visto così, il settore enogastronomico in Sicilia costituisce un ‘’segmento privilegiato’’, un elemento trainante e qualificante del sistema economico isolano, più che un itinerario o un semplice prodotto turistico, diventa parte integrante di un modello culturale, originale e unico, fortemente radicato nel territorio di cui costituisce un’immagine evocativa di valori e di civiltà.

Nasce da qui il concetto di identità quale elemento centrale dei processi di valorizzazione delle potenzialità di sviluppo del territorio siciliano, che ne determina i punti di differenziazione, con i quali si distingue dai ‘’competitors’’ tradizionali e ne mette in luce le ‘’eccellenze’’ della cultura e del territorio.

Il legame tra identità siciliana ed enogastronomia è antico e profondo, vi si possono cogliere modi di essere, comportamenti, peculiarità della nostra gente, tecniche produttive, manifestazioni della collettività nella sua vita sociale ed economica.

Secondo lo storico ed archeologo Hubert Allen della Princeton University, la prima ‘’strada del vino’’ di cui si possa documentare l’esistenza risalirebbe a 3000 anni fa e si trovava in Sicilia, in particolare nell’area che partendo dalla costa di Gela-Kamarina, attraversava le colline del vittoriese e del niscemese per giungere a Caltagirone e proseguire poi fino a Lentini e Catania. La cornice di tale percorso sarebbe l’area dell’attuale Cerasuolo di Vittoria.

Oggi le strade del vino non rispondono all’esigenza di trasportare il più rapidamente possibile questo prodotto altamente deperibile ai porti di imbarco, quanto piuttosto quello della fruizione del bene, della sua storia, del suo ambiente e territorio di riferimento e della sua vocazione naturale. E’ quella della restituzione ai potenziali fruitori di un prodotto, così appetibile come il vino, del sole e della terra che lo hanno cresciuto e maturato, l’insieme cioè dei valori economici, sociali, storici, simbolici e umani, ad esso connaturati.

In questo scenario di valorizzazione del nostro territorio, si chiede alle imprese l’abilità, e per i prodotti alimentari questo forse è più semplice, di vendere con i prodotti made in Italy anche pezzi della nostra tradizione, del nostro essere italiani, del nostro essere siciliani, della nostra tipica cultura alimentare.

Potrà essere questa la nostra forza vincente, quel valore aggiunto che potrà fare la differenza nell’affrontare con convinzione il mercato globale.